Marta vive in un piccolo borgo di campagna assieme al marito medico. Un giorno egli scopre che la moglie è ammalata di cancro e nonostante le rimangano solo pochi mesi di vita decide di non comunicarglielo. Nel frattempo la donna conosce il giovane Bogus, un ragazzo semplice ed attraente per il quale si invaghisce. Un incontro però destinato a sfociare in tragedia. Questo il soggetto ispirato al racconto Tatarak dello scrittore Jaroslaw Iwaszkiewicz, che costituisce il tema del film, al quale però durante le riprese si unisce la vicenda personale dell’attrice protagonista. Krystyna Janda, in quel periodo, vive la profonda sofferenza della malattia del marito, il direttore della fotografia Edward Klosinski, amico e collega di Wajda, stroncato da un tumore nel giro di un anno. Il regista con il consenso della Janda decide così di alternare la storia del film con delle scene di monologhi in cui l’attrice affronta il suo dolore. L’intreccio che ne scaturisce fa di Tatarak un film che mette in scena non solo uno sguardo, mai freddo, sulla differenza tra verità e finzione, tra vita e cinema, ma anche e soprattutto una profonda e commovente riflessione sulla morte e la perdita.